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Il riscontro di valori elevati di calcio nel sangue richiede sempre un approfondimento.
In linea generale, tale dato non dipende da una sovrabbondanza di calcio nella dieta, ma da un'alterazione dei meccanismi che regolano l'utilizzo del calcio nei diversi tessuti dell'organismo. Solitamente, l'incremento dei livelli circolanti di calcio indica che è vi è un aumento del rilascio di calcio dal tessuto osseo, con conseguente riduzione del suo grado di mineralizzazione. Quindi, il calcio “alto nel sangue” non costituisce una protezione nei confronti dell'osteoporosi, bensì può essere una spia di una condizione predisponente all'osteoporosi.
L'aumentata mobilizzazione di calcio dai depositi ossei può avvenire nell'ambito di malattie che colpiscono primitivamente il tessuto osseo alterandone struttura e funzione, oppure può costituire il risultato dell'attività eccessiva di una o più ghiandole, le paratiroidi, localizzate a livello del collo. Le paratiroidi producono infatti un'ormone, il paratormone o PTH, indispensabile per l'attivazione della vitamina D, la sostanza necessaria a regolare l'equilibrio tra il calcio depositato nell'osso e il calcio immesso nella circolazione.
L'iperfunzione di una o più paratiroidi va sotto il nome di iperparatiroidismo, e rappresenta una malattia non particolarmente rara, specie nelle donne di età compresa tra i 45 e i 65 anni. Il riconoscimento di tale malattia in fase precoce è importante, perché i suoi effetti negativi sull'organismo, in particolare l'indebolimento della struttura minerale dell'osso, richiedono un ampio arco di tempo per manifestarsi. Una volta correttamente diagnosticato, mediante la semplice misurazione dei valori di calcio e PTH ematici, l'iperparatirodismo è peraltro una malattia perfettamente curabile.
Dott. Andrea Frasoldati
Unità Operativa Endocrinologia
Arcispedale S. Maria Nuova
Reggio Emilia
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